La bandiera europea sventola a Berlino, Germania, inuna foto del 4 giugno 2009. RAINER JENSEN/dba

Verso l’Europee tra “Guerra e Pace”

Il nostro Paese negli ultimi 20 anni ha dimostrato una particolare inclinazione a provincializzare il voto per scegliere gli euro parlamentari. Le risse interne ai partiti sia a livello centrale che a livello locale dove i vari capi bastone dettano le linee guida per le candidature, hanno oscurato completamente le questioni sovranazionali. Questa volta è diverso perché lo scenario politico e’ dominato da scelte non più rinviabili e drammatiche. Nessuna forza politica può ignorarle a meno che non voglia cimentarsi in una campagna elettorale fuori dal tempo e dalla storia con scarse probabilità di successo. Oggi i cittadini chiedono chiarezze e risposte concrete sulla guerra e sulla pace. Vogliono sapere come si procederà nei confronti dell’Ucraina, se continueremo a mandare armi o adotteremo una politica che tende all’azione diplomatica e alla pace. Queste domande saranno rivolte in primis alla Premier, Giorgia Meloni e al Ministro degli Esteri Tajani, nonché alla segretaria del Pd Elli Schlein. Mentre al leader del Cinque Stelle, Giuseppe Conte gli sarà chiesto cosa sarà della libertà del popolo ucraino se si dovesse decidere di interrompere gli aiuti al loro Paese ? Per non parlare poi di Salvini e della sua deriva estremista. Tutti quesiti che già bussano alle porte del governo e di tutti i partiti, da destra a sinistra. E l’Europa che farà? Si attrezzerà per la guerra o per la pace? I singoli governi dell’Unione saranno in grado di rilanciare un negoziato per la pace? . Dopo l’evento pandemico che ha visto l’Europa unirsi per far fronte al nemico invisibile, ha ridato slancio agli europeisti. Insieme la politica europea ha l’occasione storica per ritornare ad essere un gigante a livello geopolitico. Ad oggi l’Europa ha assunto la funzione del convitato di pietra, inseguendo con grande affanno le crisi più gravi. Quindi rilancio a livello globale di un’Europa unita sul piano politico ed in grado di condividere in modo coeso gli obiettivi da conseguire. Si può scrivere a più mani un vero e proprio manifesto rivoluzionario, che metta in condizione di piena autonomia l’Ue di decidere le misure per la transizione ecologia, di reimpostare il confronto con gli Stati Uniti, presentandosi con una linea unitaria sul piano militare, economico e industriale, anticipando e non subendo il ritorno a politiche protezionistiche da parte della Casa Bianca. Potrà ridisegnare i confini delle relazioni commerciali con Pechino senza attendere il semaforo verde di Washington. Mi sembrano temi da non trascurare; bando quindi ai provincialismi e campanilismi vari che sono fuori dal tempo e dalla storia.

Andrea Viscardi

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