Riforma costituzionale e nuova legge elettorale avranno un percorso parallelo. Ai cittadini viene ridato il potere di scegliere gli eletti, prevista l’indicazione del candidato premier ma non ci sarà alcun obbligo di coalizione. Un premio sarà dato alla forza mi maggioranza relativa. Prevista la riduzione di deputati e senatori e la fine del bicameralismo perfetto. Per ora ancora non c’è un testo scritto ma solo un accordo sui principi. Dopo circa due ore di colloquio nell’ufficio di Silvio Berlusconi a Montecitorio, Alfano, Bersani e Casini riescono a trovare l’accordo sulle riforme ‘istituzionali’ da varare prima della scadenza della legislatura.
Come si legge in una nota “al termine dell’incontro tra Pdl, Pd e Terzo Polo si è convenuto sulla necessità di incardinare parallelamente la riforma della Costituzione e la legge elettorale”. L’accordo sulla revisione della Costituzione prevede: la riduzione del numero dei parlamentari (500 alla Camera e 250 al Senato), la revisione dell’età per l’elettorato attivo e passivo, il rafforzamento dell’esecutivo e dei poteri del premier in Parlamento, l’avvio del superamento del bicameralismo perfetto. La nuova legge elettorale, che ricalca sostanzialmente la bozza Violante, prevede: la restituzione ai cittadini del potere di scelta dei parlamentari, un sistema non più fondato sull’obbligo di coalizione, l’indicazione del candidato premier, una soglia di sbarramento (4-5%), diritto di tribuna e un premio ‘di governabilità’ alla forza di maggioranza relativa.
Ma è giallo sul ritorno alle preferenze per dare maggior peso ai cittadini nella scelta dei parlamentari. Inizialmente era stato paventato l’introduzione delle ‘preferenze’ ma una nota ufficiale del Pd affossa subito l’indiscrezione. “L’informazione secondo la quale nei colloqui di oggi sulla legge elettorale si sarebbe convenuto sul ritorno alle preferenze è destituita di fondamento”, precisa il partito di Bersani.
“E’ stato un incontro utile. Abbiamo fissato paletti su percorso e alcuni contenuti”, ha commentato il segretario del Pd. “Sono stati fatti passi avanti. E ci rivedremo presto, credo la prossima settimana”, dice Bersani. “Questa coalizione è strana ed eterogenea: è chiaro che sul lavoro ci sono posizioni differenti. Ma si è chiesto alla politica di battere un colpo e noi l’abbiamo fatto, l’abbiamo battuto”, è il commento a caldo del leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini.
Ma già si fanno sentire i primi mal di pancia a questo accordo sulla legge elettorale che di fatto manderebbe in soffitta il bipolarismo favorendo alleanze sulla base di programmi elettorali. I primi a tuonare contro l’intesa di oggi sono i senatori ‘prodiani’.
“Apprendiamo con sorpresa che il Pd rinuncerebbe al bipolarismo di coalizione. L’unico bipolarismo possibile in Italia. Una soluzione in contrasto con i deliberati formali del Pd e con la sua linea politica: quella del nuovo Ulivo aperto alle forze moderate di centro nitidamente alternativi al centrodestra nel quadro appunto di un sistema politico bipolare”, scrivono in una nota i senatori del Partito Democratico Marina Magistrelli, Mauro Marino, Franco Monaco . “Una tale soluzione promette frammentazione al modo della prima Repubblica e, per venirne a capo, di nuovo governi di grande coalizione. L’opposto di una limpida alternativa capeggiata dal Pd”, concludono i senatori.
Donadi, dell’Italia dei Valori, parla di una truffa elettorale. La bozza “non restituisce ai cittadini il diritto di scegliersi i loro candidati – spiega – ed in compenso gli toglie quanto avevano in precedenza: il diritto di conoscere prima e non dopo le elezioni il partito, il programma che presenterà, con chi farà alleanze e quale il candidato premier”, sottolinea l’esponente dipietrista
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano , che nel pomeriggio ha ricevuto al Quirinale il presidente del Senato Renato Schifani, “ha espresso il suo vivo apprezzamento per l’impegno manifestato dal Pdl, dal Pd e dal Terzo Polo a collaborare per avviare senza indugio, incardinandole parallelamente, un insieme di modifiche della Costituzione e la revisione della legge elettorale”.