Poco più di un’ora per fare il punto sulla squadra: un vertice serale a Palazzo Chigi, al quale seguirà un’altra riunione nelle prossime ore, registra alcuni passi avanti nel team di governo che ha in mente Giuseppe Conte e che passa attraverso la trattativa tra Pd e M5S. Seduti al tavolo, per i Dem, ci sono il vicesegretario Andrea Orlando e Dario Franceschini; per il M5S il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli e il sottosegretario Vincenzo Spadafora.
Dopo il passo indietro di Luigi Di Maio si fa sul serio. E per la prima volta si conosce la quantità della spartizione: otto ministri al M5S, e sette al Partito democratico. È il risultato dell’incontro, definito “positivo”, e che è terminato pochi minuti fa al Nazareno dove a confrontarsi a Palazzo Chigi, sono stati Andrea Orlando, Dario Franceschini, Stefano Patuanelli, Vincenzo Spadafora, e va da sé il premier Conte. Con il Pd che ottiene i dicasteri di Economia ed Esteri (in pole Orlando), e con la certezza che al Viminale si siederà un tecnico.
Per il momento una lista nero su bianco non c’e’ ma si continua a fare una serie di ipotesi sugli incastri tra nomi e caselle. Il tentativo in atto è accelerare e chiudere le trattative in tempo per permettere a Conte di andare al Quirinale se possibile già domani sera, salvo sorprese dal voto su Rousseau, o più realisticamente giovedì.
E allora se a Palazzo Chigi non ci saranno né uno, né due vicepremier, sembra conseguente che il pivot del Consiglio dei ministri, ovvero il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, spetti al Pd. Dai piani alti di via Sant’Andrea delle Fratte si spinge per Dario Franceschini, mentre i cinquestelle caldeggiano la soluzione Vincenzo Spadafora, che resta il regista dell’operazione giallorossa, essendosi tenuto a casa sua il primo incontro che ha permesso a Di Maio e Zingaretti di guardarsi negli occhi. Tuttavia, queste due soluzioni se la dovranno vedere con il “metodo Conte”. Il premier incaricato preferirebbe invece avere al suo fianco, come unico sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Chieppa, ovvero l’attuale segretario generale di Palazzo Chigi.
Il capopolitico del Movimento, sfilatosi dalla corsa a vicepremier, desidera un ministero di peso. O Viminale, o Esteri. In un primo tempo si era pensato alla Difesa, ma il vicepremier dimissionario spinge per la Farnesina. Tuttavia, dal vertice notturna si fa sapere che gli Esteri spetteranno al Pd. E allora Di Maio potrebbe in un’altra casella di peso. Poi resta l’incognita di Di Battista: che ne sarà del guerrigliero dei pentastellati? In mattinata infatti è circolata l’idea di Dibba agli Affari Europei, ma nel tardo pomeriggio sembrava già essere tramontata.
Tecnico molto quotato al momento e meno attaccabile dalle opposizioni, Lega in testa, sulle politiche dell’immigrazione, si ragiona, non avendo una connotazione politica. Laura Castelli, Marta Grande e Vittoria Baldino sono nomi che circolano in quota donne. Anche Stefano Buffagni potrebbe entrare nell’esecutivo benché, per lui, ci siano diverse resistenze da superare. La casella Economia resta in bilico tra chi vorrebbe un tecnico e chi, sia nel Pd che nel M5S, spinge per una soluzione politica che darebbe meno alibi a chi, come la Lega, accuserà il governo di farsi dettare la manovra da Bruxelles. Nel primo caso i nomi in pole sono, oltre a Salvatore Rossi, quelli di Dario Scannapieco, Giuseppe Pisauro. Nel secondo caso regge la candidatura di Roberto Gualtieri.
Il Pd potrebbe prendere il ministero della Sanità e punta al Mise dove è forte la candidatura di Paola De Micheli. Per il Lavoro – dove potrebbe sedere anche Graziano Delrio – i renziani vorrebbero un “uomo del Jobs Act” ma difficilmente il M5S acconsentirà. Tra le fila dell’ex premier in pole restano comunque i nomi di Anna Ascani e Lorenzo Guerini. E, in uno schema con zero vicepremier e un sottosegretario “di fiducia” di Conte, aumentano le possibilità che il commissario Ue sia di colore Pd. Paolo Gentiloni è il nome che circola con una certa insistenza ormai da giorni. Da considerare, inoltre, il ruolo di Leu: in tarda serata i due capigruppo Loredana De Petris e Federico Fornaro hanno incontrato Conte e non si esclude una loro presenza nel governo: il nome in pole è quello di Rossella Muro.
In casa Pd ci saranno sette ministeri di peso. Quattro uomini e tre donne. All’interno di questo schema, due caselle dovrebbero spettare alla corrente di Matteo Renzi. Non a caso, al Nazareno le truppe dell’ex premier scalpitano e minacciano di non votare la fiducia. L’ex premier vorrebbe piazzare una fra Simona Malpezzi e Anna Ascani all’Istruzione, Tommaso Nannicini al Lavoro, Lorenzo Guerini alla Difesa, che lascerebbe il Copasir e l’ex inquilino del Mef Pier Carlo Padoan come commissario Europeo. Regna il caos dalle parti del PD, dove ex ministri, come Roberta Pinotti e Piero Fassino, sperano nel grande ritorno ma dovranno fare i conti con la richiesta di rinnovamento richiesta da Zingaretti.