‘Non sono soddisfatto delle conclusioni del vertice su crescita e immigrazione e per questo non posso fare una conferenza stampa con Merkel e Hollande, che invece le condividono. Non devo fare una recita a copione per far vedere che siamo tutti uniti’. Matteo Renzi non fa nulla per nascondere la sua delusione al termine del primo vertice europeo senza la Gran Bretagna che avrebbe dovuto ricompattare l’Europa. E, mentre al piano terra del centro congressi di Bratislava la cancelliera tedesca e il presidente francese in conferenza stampa congiunta ricompattano il vecchio schema franco-tedesco, e assicurano che lo spirito del summit è la collaborazione, lui spara a zero sull’ennesima occasione mancata per l’Europa. E assicura che se non cambieranno le politiche sull’economia e l’immigrazione l’Ue rischia molto. Il vertice a Bratislava, dice, non è stato tempo perso. Ma definire il documento sui migranti di oggi un passo avanti richiede della fantasia degna dei funamboli da vocabolario. Si sono ridette le solite cose e io gliel’ho detto molto chiaramente: ‘Non è che potete pensare che con l’accordo con la Turchia avete risolto tutti i vostri problemi’. E va oltre. O l’Ue fa accordi con i Paesi africani o li facciamo da soli, perché è ovvio che l’unica cosa che fa la guardia costiera europea non può essere portare i migranti in Sicilia. Ora, vogliamo vedere i fatti. O l’Ue assume un’iniziativa, che noi abbiamo messo nero su bianco, per intervenire in Africa e avere la visione per costruire quello che abbiamo chiamato Migration Compact, oppure è difficile continuare con il meccanismo che è andato avanti sino ad oggi. Stessa schiettezza sulla crescita: l’austerity, propugnata in primis dalla Germania di Angela Merkel, non ha funzionato, bisogna cambiare politica, serve una chiara strategia di crescita. E anche qui, un avvertimento: il fiscal compact è in scadenza, dopo 5 anni si deve decidere cosa fare, se ha un futuro o no. E come la pensa l’Italia è piuttosto chiaro. Così come è chiaro il divario con Francia e Germania: ‘Definire il direttorio a tre la soluzione dei nostri problemi è stata valutazione fatta da alcuni che non ho mai condiviso’. Con un occhio al referendum assicura ai cittadini italiani che le rigidità europee non impediranno al governo di continuare ad abbassare le tasse, così come di mettere in sicurezza le scuole italiane. Se l’Europa deve riavvicinarsi ai cittadini non può essere quel soggetto che mi impedisce di intervenire in edilizia scolastica. E ricorda che tra le regole che in Europa devono essere rispettate non c’è solo il deficit, ma anche il surplus commerciale. E ci sono alcuni Paesi che non le rispettano, il principale è la Germania. Dobbiamo avere consapevolezza che la filosofia dell’austherity a tutti i costi che ha prodotto il Fiscal Compact non ha funzionato in Europa. E non lo dice il rappresentante del governo italiano o di un altro governo. Lo dicono, purtroppo, i numeri. Noi abbiamo bisogno di tornare a crescere come Paese, ma anche l’Europa. Il dato di oggi dell’export, con il -7% sul luglio dello scorso anno, è per gli italiani il migliore rispetto agli altri, perché gli altri Paesi vanno da -9% a -18%. Non c’è un problema italiano, c’è un problema europeo e non possiamo far finta di niente. L’invito ricevuto dalla Casa Bianca per il 18 ottobre, dice Renzi, credo che sia un gesto, assolutamente casuale, perché è un fatto di calendario non studiato a tavolino, ma io lo interpreto anche così: l’Italia vuole portare con grande determinazione nel dibattito europeo quei valori di crescita che hanno segnato il successo della politica economica americana e, ahimé, un successo non così grande della politica economica europea. Il prossimo appuntamento sarà al Consiglio Europeo del 20 ottobre. Noi arriveremo a quel Consiglio dopo un appuntamento che credo sia molto importante, per me e per il nostro Paese. Il fatto che il presidente Obama abbia scelto di chiudere le sue visite di Stato con la cena ufficiale dà grandissimo onore all’Italia e anche il senso di quella che deve essere la sfida dei prossimi anni, ora che Obama si accinge a lasciare la Casa Bianca. Cioè investire sui valori che hanno fatto grandi gli Usa, l’Europa, l’Occidente e sui temi della crescita.
Roberto Cristiano