Via Quota 100 e ritorno tassa prima casa: ricetta FMI per l’Italia

Non è una novità che il Fondo Monetario Internazionale“detti” le proprie ricette economiche ai paesi in difficoltà. E’ successo diverse volte e nell’ultimo decennio spesso e volentieri le attenzioni del Fondo si sono concentrate sull’Italia, al momento vero e proprio anello debole in Europa. Suggerimenti che provengono da un’istituzione portatrice di interessi privati, non va dimenticato, che tornano a fare capolino in Italia poche ore dopo il via libera governativo al Def.

Ma questa volta l’allarme, oltre che su tasse e pensioni, è focalizzato anche e soprattutto sul sistema bancario. Il timore del rapporto debito-banche con istituti di credito piene di titoli di Stato e rapporto debito/Pil che rimane in salita, unica eccezione nell’Eurozona, rendono l’Italia sorvegliato speciale per il Fmi come attestato dal Global Financial Stability Report.

Il rapporto ha infatti messo in luce diversi problemi per il nostro Paese a cominciare dalla situazione in cui potrebbe ritrovarsi il sistema bancario. “I problemi fiscali in Italia hanno risollevato i timori associati al legame tra il debito sovrano e il settore finanziario nell’Eurozona, un legame al centro della crisi del 2011-12”, sostiene l’FMI nel suo Global Financial Stability Report, sottolineando che “c’è ancora un rischio che il nesso tra il debito sovrano e il settore finanziario possa rafforzarsi“.

In particolare, le banche italiane “come in Spagna, Portogallo e Belgio” hanno “titoli di Stato nazionali nei portafogli” in misura maggiore “rispetto agli asset di un determinato Paese” e questo – fa notare l’istituto di Washington – “non fa altro che aumentare l’esposizione ai bond sovrani, specialmente se il rating viene tagliato”.

A ciò si aggiunge il rischio che “shock sovrani e finanziari possono colpire aziende e famiglie attraverso un rallentamento della crescita e tassi più alti” e “la domanda in calo di bond” che “potrebbe mettere sotto ulteriore pressione i rendimenti, aumentando ancora di più i costi di finanziamento e le perdite”. Per questo, spiega l’Fmi, “è necessario continuare nella riduzione dei non performing loan”.

Altro tema delicato riguarda il rapporto tra deficit e il Pil italiano che,come già anticipato nel World Economic Outlook (Weo) pubblicato ieri, viene visto in netto peggioramento al 2,7% e non più all’1,7% calcolato in autunno; nel 2020, il dato è atteso al 3,4% e non più all’1,9%. Per il 2021, il dato stimato è del 3,5% e non un 2%; per il 2022 è calcolato un 3,7% invece di un 2,1%; nel 2023, dovrebbe essere registrato un altro 3,7%.

 Peggiorano anche le sue stime sul rapporto tra il debito e il Pil in Italia tra il 2018 e il 2024. “Il debito pubblico calerà in tutti i Paesi dell’Eurozona, fatta eccezione per l’Italia, mentre salirà negli Stati Uniti e in misura minore in Giappone” ha spiegato l’istituto di Washington nel suo Fiscal Monitor.

Nel dettaglio, dopo avere chiuso il 2017 al 131,3% e il 2018 al 132,1% (in autunno era atteso al 130,3%), il rapporto tra debito e Pil salirà al 133,4% nel 2019, invece di scendere al 128,7%; nel 2020 è atteso in aumento al 134,1%, invece che in ribasso al 127,6%; l’anno successivo raggiungerà il 135,3%, invece di scendere al 126,7%.

Il dato peggiorerà nel 2022, quando dovrebbe arrivare al 136,4% (e non al 125,8%), aumentando nel 2023 al 137,5% e nel 2024 arriverà al 138,5%. Tra le economie avanzate, fa peggio solo il Giappone, con un dato superiore al 200%.

 L’Fmi ammonisce l’Italia anche sulla “sostenibilità finanziaria dei sistemi pensionistici” che, nel caso italiano di quota 100, necessita di “un insieme di misure complete, comprese quelle per controbilanciare le implicazioni”

Da qui la richiesta dell’istituto di Washington di un “aggiustamento fiscale che favorisca la crescita” perché aiuterebbe a “ridurre le vulnerabilità legate al debito e a sviluppare misure protettive da usare in caso di una grave crisi”.

Ad oggi, conclude l’Fmi, l’aumento della spesa legata al reddito di cittadinanza e al “parziale cambio di rotta dalle passate riforme pensionistiche” con quota 100 porterà a una politica fiscale definita “più accomodante di un terzo di punto percentuale del Pil”; per questo l’Fmi è convinto che sarà importante “segnalare l’intenzione di ridurre il debito in modo credibile” in modo da togliere il freno dato dal peso del debito alla crescita.

 

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