Giorgia Meloni è intervenuta sulla vicenda dell’ Opa preliminare lanciata dal fondo Usa, Kkr, per acquistare il 100% dell’azienda, ora al 23,7 % di Vivendi e al 9,8 di Cdp: ‘Letta e Calenda entrano a gamba tesa nella trattativa, con il rischio di alterare le regole del libero mercato, auspicando una soluzione in favore del fondo americano; e accusando l’attuale azionista di riferimento di Tim, Vincent Bollorè, di essere un pericolo per le sue presunte simpatie politiche per Eric Zemmour’.
‘Noi, che badiamo solo agli interessi nazionali e non facciamo le majorette di quelli stranieri, abbiamo una posizione chiara sull’operazione: la rete deve essere pubblica e il servizio venduto in libera concorrenza. Il Pd è ormai diventato l’ufficio stampa dell’Eliseo. Auguri e buon lavoro a Letta e Calenda, nuovi portavoce di Macron’, dichiara la presidente di Fratelli d’Italia. Sul tema della rete sono tornati infatti sia il segretario del Pd, Enrico Letta, sia il leader di Azione, Carlo Calenda. I due hanno parlato dal palco della Festa dell’ottimismo organizzata dal quotidiano Il Foglio a Firenze ed entrambi hanno in sostanza respinto l’idea che il fondo Kkr sia a priori una presenza straniera più pericolosa o meno politicizzata di quella dell’attuale azionista di riferimento di Tim, ovvero Vivendi.
‘Io sono favorevole a Kkr, penso che avranno una gestione meno politicizzata di Vincent Bolloré. La sua era molto politicizzata, basta vedere come sono cambiati i fornitori quando a condurre l’azienda c’era lui’, ha sostenuto il leader di Azione al ‘Messaggero’. A sua volta Letta ha messo in evidenza come la ‘preoccupazione’ per una Tim in mano a ‘stranieri debba essere a tutto tondo’; e dovrebbe riguardare non solo l’Opa di Kkr, ma anche Vivendi, dato il ruolo politico assunto in Francia da Bolloré. Il finanziere bretone, ha aggiunto, ‘è sceso in campo con idee precise: non è un finanziere come gli altri, è il principale sostenitore di Erich Zemmour. Che è divenuto protagonista nella politica francese (è l’avversario di Emmanuel Macron) con un profilo inquietante’. La rilevanza della rete impone al governo una grande attenzione a questa vicenda. Su questo tema – ha rimarcato FdI più volte- ci si dovrà confrontare non solo nell’ambito del governo, ma anche nell’ambito parlamentare.
Sempre al Festival dell’ottimismo organizzato dal Foglio e seguita dal Corriere della Sera trova spazio l’ultima capriola di Luigi Di Maio: ‘Se fossi francese voterei Macron’. Strano che solo due anni fa ‘Gigino’ lo accusava di ‘lavorare più per le lobby che per i cittadini’. All’epoca era ministro dello Sviluppo economico. Sempre nello stesso periodo era in compagnia dei Gilet Gialli francesi che ogni sabato mettevano le città a ferro e a fuoco.