Una vignetta riaccende l’eterno dibattito sui limiti della libertà di satira. La vignetta in questione prende di mira Arianna Meloni, sorella della premier Giorgia Meloni nonché moglie di Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura in quota Fratelli d’Italia.
La scenetta satirica è stata pubblicata sul Fatto Quotidiano dal disegnatore Natangelo. Il titolo: “Obiettivo incentivare la natalità. Intanto, a casa Lollobrigida…”
Nel disegno un uomo di origine africana è a letto con la moglie del ministro. Lui le chiede: “E tuo marito?”
Lei risponde: “Tranquillo, sta tutto il giorno fuori a combattere la sostituzione etnica”.
Dopo la vignetta ignobile contro Arianna Meloni, il Fatto raddoppia. Natangelo pubblica un altro disegno satirico che vorrebbe essere “riparatore”, ma che invece è un rilancio del veleno, un’insistenza quasi morbosa nel rivendicare il punto. Quella di giovedì ritraeva la moglie del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e sorella della premier, Arianna Meloni, a letto con una persona di colore. Il seguito viene intitolato “Vignetta riparatoria” – vede nello stesso letto sempre Arianna e il ministro suo marito. Lui legge la Gazzetta dello Sport. Lei dice: «Preferivo la vignetta di prima». Lui risponde: «Come dici, cara?». E lei: «No, gnente, buonanotte Francé». Dunque, il Fatto giustifica oltre ogni ragionevolezza la cattiveria di una satira che mette in croce Arianna, che non è un personaggio pubblico. E tutti i moralisti chiamati a raccolta dal quotidiano di Travaglio, che difendono ad oltranza il diritto di satira contro il potere, dovrebbero spiegare cosa c’entri la sorella del premier con il potere da attaccare. che, per attaccare il marito Francesco Lollobrigida, ha preso di mira lei, ritraendola a letto con un uomo di colore. Ma più che commentare, Arianna ha posto delle domande: ‘Lo sanno queste persone che dietro alle loro cattiverie esistono persone? Persone con i loro problemi, le loro angosce, con i loro sentimenti, con le loro paure? Ma soprattutto con le loro famiglie, i loro amici, i colleghi di lavoro e i loro Figli?”, si è chiesta – e ha chiesto – con un post su Facebook Arianna Meloni, offrendo anche una risposta: “Lo sanno, ma per loro attaccare l’avversario vale anche la destabilizzazione della vita delle persone e delle loro famiglie”. Non è del resto una novità. Di insulti, attacchi, commenti infimi a una Meloni sono piene le cronache da anni. Da quando però quella Meloni è diventata presidente del Consiglio la faccenda si è andata incancrenendo sempre di più e via via sempre nuovi paletti sono stati buttati giù: non sono stati risparmiati i colpi bassi sui più dolorosi aspetti della vita personale; non sono state rispettate le più elementari – ed essenziali – regole della privacy, anche sui luoghi frequentati dai bambini; non sono state evitate illazioni e ironie su pettegolezzi da fiction. I ventilatori per spargere fango si sono fatti delle dimensioni delle pale eoliche e hanno preso a colpire in un raggio d’azione sempre più ampio, senza fare più distinzione alcuna.
Giorgia Meloni, commentando le “allusioni indegne” contro la sorella, è “una persona che non ricopre incarichi pubblici, colpevole su tutto di essere mia sorella. Sbattuta in prima pagina in sprezzo di qualsiasi rispetto verso una donna, una madre, una persona la cui vita viene usata e stracciata solo per attaccare un governo considerato nemico”.