Era l’8 maggio 1982, durante le prove del Gran Premio del Belgio. Morì in un incidente tragico e spettacolare, come spettacolare era stato il suo stile di guida che lo aveva fatto diventare un mito. Gilles Villeneuve non vinse mai un titolo mondiale e vinse “solo” sei Gran Premi, ma il suo carisma andava oltre ai risultati. Amato da tutti i tifosi, idolatrato da quelli della Ferrari, con cui disputò praticamente l’intera, breve, carriera di pilota di Formula 1, Villeneuve ha saputo scrivere alcune delle più emozionanti e belle pagine dell’automobilismo. Un automobilismo e una Formula 1 che ormai sono scomparsi da un pezzo, sostituiti dall’elettronica, dai pit stop e da un tatticismo gelido in cui Gilles non si sarebbe potuto trovare. Un canadese dal cuore latino, un pilota sempre al limite, spesso oltre. Un pilota che è l’emblema di uno sport che è morto e che, forse, ha iniziato a morire proprio quell’8 maggio di trent’anni fa, quando la sua Ferrari decollò per l’ultimo volo. Un pilota che ha saputo regalare chicche automobilistiche come quella vinta contro René Arnoux in Francia nel 1979.
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