Non basta denunciare; non basta attivare misure cautelative; non bastano panchine rosse né messaggi solidali; non bastano indignazione e buoni propositi: il contrasto alla violenza sulle donne passa da un impegno attivo, dalla rete territoriale, da programmi di sostegno mirati e qualificati. Un tema che in questi giorni torna alla ribalta delle cronache – dopo il femminicidio di Vanessa, la giovane donna che ad Acitrezza ha perso la vita per mano del suo ex fidanzato – ma che quotidianamente deve fare i conti con decine di episodi che mortificano, umiliano e soprattutto mettono in pericolo la vita di tantissime donne.
Dal 2001 a oggi, Centro antiviolenza Thamaia ha accolto – solo sul territorio etneo – oltre 5mila richieste di aiuto, accompagnando ogni anno 250 donne nei percorsi di contrasto e uscita dalla violenza. Dietro ognuno di questi numeri ci sono un nome, un volto, una storia, che si trascina dietro una lunga escalation di discriminazioni, violenze fisiche e psicologiche, che colpiscono in maniera indistinta donne di differente estrazione sociale e professionale, cultura, livello d’istruzione e fascia d’età.
Ecco perché è importante, anzi fondamentale, «agire a protezione delle donne che chiedono aiuto, non solo con gli strumenti giuridici di cui in questi giorni tanto abbiamo sentito parlare – sottolinea Anna Agosta, presidente Thamaia – ma anche, come dispongono le leggi internazionali, creando una rete a loro sostegno, potenziando i centri antiviolenza che lavorano per modificare la cultura che sottende la violenza maschile contro le donne, prodotto di pregiudizi sessisti in cui tutti e tutte siamo coinvolti».
Ogni donna, bersaglio di prepotenza e aggressività, deve poter trovare riparo e sostegno: serve un’azione sistemica e strutturale per creare una protezione reale. Serve un percorso duraturo e solido, che possa accompagnare le donne che subiscono violenza con l’obiettivo di affrancarle e renderle finalmente libere. «Thamaia non solo deve continuare a esistere – continua Agosta – ma deve avere la possibilità di crescere per dare accoglienza a tutte le donne che lo desiderano. Le esigue fonti di finanziamento pubblico di cui gode il centro oggi, non sono assolutamente sufficienti a garantirne la stabilità; il lavoro “per e con” le donne, non può più essere sostenuto con l’attività volontaria. Questo è il motivo che ci ha spinto a celebrare i nostri 20 anni anche attraverso una richiesta di sostegno concreto rivolto a cittadine e cittadini, aziende e associazioni che insieme a noi mostrino il loro impegno nel contrasto alla violenza maschile contro le donne. Per portare un cambiamento culturale è necessario che tutti i pezzi della comunità si impegnino».
Venti a favore delle donne è il titolo che Thamaia ha voluto dare alla campagna per celebrare i suoi primi 20 anni ed è anche il nome del progetto che la #gentelaboriusa potrà sostenere con un click sulla piattaforma siciliana di crowdfunding. Basta connettersi su laboriusa.it e partecipare con una piccola donazione per dare un segnale. Forte. Reale. Perché sostenere Thamaia significa sostenere la libertà di chi, dopo anni di sofferenza, vuole ricominciare a vivere e lottare.