Violenza sessuale e femminicidi. Giulia Bongiorno e la legge Codice Rosso: ‘Va votata subito’

I casi di violenze sessuali e di femminicidi sono in costante crescita nel nostro paese e a farne le spese sono le donne, i loro cari, spesso i loro bambini. E’ anche, drammaticamente, vero che il più delle volte le violenze avvengono nei luoghi più sicuri, nelle case, nelle scuole, e sono opera di familiari o di persone comunque conosciute molto bene. In base al Report Donne vittime di violenza pubblicato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Viminale nel 2022 gli ‘eventi’ denunciati sono stati 5.991. Ci chiediamo però quanti siano stati quelli non denunciati. E sappiamo bene perché non si denuncia: il paradigma del ‘se l’è cercata’ la fa ancora da padrone, finanche nella nostra moderna, tecnologica, abbiente e istruita società.

‘Quando sollecito le donne a denunciare ricevo spesso lettere di minacce. L’ultima aveva come mittente ‘Tutti gli uomini’,  rivela in una lunga intervista a Repubblica Giulia Bongiorno: ‘Mi fa rabbia pensare che spesso hanno subìto un doppio tradimento. Da parte dell’uomo che hanno amato e da parte dello Stato che non è riuscito ad aiutarle. L’obiettivo primario  è convincere le donne a denunciare. Uscire allo scoperto non è per nulla semplice’, ammette ricordando la legge Codice Rosso che porta la sua firma: ‘Volevo idealmente creare un’ambulanza che corre a sirene spiegate in aiuto delle donne che hanno denunciato una violenza. Queste donne devono essere aiutate immediatamente, non dopo mesi. Se poi il Codice Rosso non viene applicato in modo corretto, e anziché l’ambulanza si manda una carrozza a cavalli, c’è il rischio che intanto le donne vengano massacrate. Ci sono casi di donne protette con efficacia dalle forze dell’ordine. E procure con eccellenti modelli organizzativi che rispettano il termine di tre giorni. Aggiungo che il numero dei magistrati è inadeguato rispetto al carico di lavoro. Ed è evidente che serve una formazione specifica su tutto il territorio nazionale, invece di quella attuale, a macchia di leopardo. I ministeri Nordio, Roccella e Piantedosi stanno lavorando anche su questi temi. Purtroppo esiste una cultura maschilista che tende a considerare la violenza un fatto privato. E considera un intruso chi se ne occupa. La violenza, invece, non è un fatto privato. Con la mia legge, su cui ho avuto pieno sostegno dal governo, si attribuisce al capo della procura una vigilanza specifica sul procuratore inerte. L’obiettivo è evitare che la donna sia abbandonata al rischio di una escalation di violenza. In Italia abbiamo già una buona legislazione, il problema è che talvolta non si coglie il pericolo imminente di una violenza. La mancanza di precedenti fa sì che un uomo violento sia erroneamente considerato ‘non pericoloso’. Bisogna comprendere che questo tipo di violenza, una violenza particolare, frutto di una mentalità maschilista, può essere consumata anche dall’uomo apparentemente più tranquillo ed equilibrato. Solo chi capisce questo può cogliere l’imminenza del pericolo. In questa ottica il ddl Nordio Piantedosi e Roccella prevede l’ammonimento del questore, l’arresto in flagranza diversa, più misure di prevenzione, il braccialetto elettronico, interventi anche senza la denuncia della vittima. Ma ci vorrà tempo per approvarlo. Intanto le donne continuano a morire. Perché non trasformarlo in un decreto legge urgente – e approvarlo subito? Sarà un ulteriore importante passo avanti. Ma ribadisco che la priorità assoluta è la corretta applicazione delle leggi’.

Contro i femminicidi si può intervenire con una legge in tempi rapidissimi. Lo ricordano lanciando un appello all’opposizione due esponenti del governo, Eugenia Roccella e Andrea Delmastro. In un’intervista a ‘Il Messaggero’, la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità spiega che ‘il governo ha preso a cuore’ il dramma dei femminicidi, ‘ad esempio aumentando di un terzo i fondi per il piano anti-violenza e quindi anche per i centri e le case rifugio’.

Inoltre all’inizio dell’estate, ricorda la Roccella ‘abbiamo approvato in Consiglio dei ministri un disegno di legge molto importante perché penso che possa davvero salvare vite. È un provvedimento che punta fortemente sulla prevenzione, rafforzando le misure cautelari, dall’ammonimento al braccialetto elettronico, prevedendo l’arresto in flagranza differita, fissando tempi rapidi e stringenti per la valutazione del rischio da parte dei magistrati e di conseguenza per l’adozione rapida delle misure cautelari. È un pacchetto robusto che mira a interrompere il ciclo della violenza fin dai primi segnali, prima che accada l’irreparabile’.

Sui tempi di approvazione Roccella aggiunge: ‘Il provvedimento è già stato assegnato alla Commissione Giustizia della Camera. È un ddl e non un decreto proprio perché vorremmo su questo tema la massima condivisione. Se tutti davvero concordiamo sull’urgenza, il Parlamento potrebbe per esempio decidere per l’iter cosiddetto redigente, molto piu’ rapido delle procedure normali. Sarebbe un segnale importante se le forze politiche decidessero tutte insieme di procedere in questo modo. Infine, la specializzazione del personale che tratta i casi di violenza, ‘è fondamentale’ per il ministro, ‘ma la formazione, su cui stiamo lavorando, richiede tempo. Per questo nel ddl abbiamo previsto che i casi di violenza vengano assegnati ai magistrati che si siano gia’ occupati della materia, per favorire la specializzazione fin da subito. Certo. In alcuni casi, però, le leggi esistono ma sono inattuate. Penso ad esempio all’articolo del Codice rosso relativo alla formazione degli operatori di polizia. Se finora ci siamo concentrati soprattutto sul rafforzamento delle norme, la formazione è la nostra prossima priorità’.

‘Il ddl Nordio-Piantedosi-Roccella non va trasformato in decreto. Se in Parlamento maggioranza e opposizione riconoscono l’urgenza delle nuove misure, le commissioni possono approvarla in 15 giorni, tutto l’iter si esaurisce in due mesi. Può essere legge per Natale se maggioranza e opposizione condividono l’urgenza’, afferma il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, in un’intervista a ‘Repubblica‘, parlando della legge per prevenire i femminicidi: ‘L’iter rapido, sottolinea però, può essere messo in pratica a patto che non ci sia una logica conflittuale, perché questo è un tema che non ha colore politico. È un flagello sociale. Al di là del singolo caso, la stessa narrazione purtroppo si riscontra in moltissime vicende. Il ddl dà la possibilità di agire subito sui ‘reati spia’ di un femminicidio e di usare in modo più invasivo il braccialetto elettronico, il divieto e l’obbligo di dimora come per la criminalità.È un modo per dare a polizie e magistrati gli strumenti per intervenire prima di quanto non si faccia ora. Se la politica si muove, si muova però anche la magistratura. Infine c’è una proposta di legge alla Camera’,  conclude Delmastro parlando della legge Bongiorno – che prevede l’avocazione della Procura generale di fronte all’inattività dei pm che, in casi come l’ultimo, può essere fatale. Va votata subito’.

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