Violenza sulle donne e parità di genere

La drammatica storia della donna, incinta all’ottavo mese, alla quale l’ex ha dato fuoco, ha riportato al centro il dibattito sulla violenza sulle donne e sulla loro condizione. Ma, in un Paese come il nostro, nel quale la violenza domestica nel 90 per cento dei casi non viene denunciata, com’è la legislazione in materia? L’Italia, almeno in questo campo, si è dimostrata piuttosto all’avanguardia. È stata infatti tra i primi Paesi a sottoscrivere a fine 2012 la cosiddetta Convenzione di Istanbul, il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. La Convenzione è entrata in vigore solo dopo la sottoscrizione da parte di dieci Paesi europei, il primo agosto 2014. Nel frattempo, però, l’Italia si è mossa anche autonomamente emanando un decreto entrato in vigore nel 2013 che interviene sul codice penale introducendo l’aggravante per i delitti contro la vita e l’incolumità individuale e la libertà personale e in famiglia. Prevede il contrasto degli atti persecutori (stalking) e introduce la possibilità di allontanamento anche d’urgenza dalla casa e l’arresto in flagranza per l’autore delle violenze. C’è il gratuito patrocinio per le cause di questo tipo e viene riconosciuto agli stranieri vittime di violenze domestiche la possibilità di ottenere uno specifico permesso di soggiorno. Insomma, l’Italia si dimostra piuttosto all’avanguardia. Ciò che manca al nostro Paese a questo punto, secondo quanto indica anche Amnesty che ha fatto in passato un appello in questo senso, è una legge sulla parità di genere. Una proposta di questo tipo esiste ma è ferma alla Camera. Il 13 novembre del 2014, infatti, a Montecitorio è stata presentata dalla deputata Dem Antonella Incerti e sottoscritta da una trentina di deputati e deputate Pd, una proposta per una legge quadro per la parità dei sessi e contro le discriminazioni di genere. Il testo, C2720, è stato assegnato il 30 settembre 2015 alla commissione Affari Costituzionali di Montecitorio ma, da cinque mesi a questa parte, non è ancora iniziato l’esame.

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