Mozione di sfiducia a Conte per la gestione del coronavirus da parte del governo. Nel centrodestra se ne discute ancora ma la decisione sarebbe già stata presa, come anticipa Daniele Capezzone su La Verità. Alla riapertura delle Camere, e a due settimane dal voto alle regionali del 20 settembre, arriverà la mozione che accusa il governo Conte per il modo in cui è stata affrontata la pandemia.
La questione dei verbali del Comitato tecnico scientifico non può passare via così, come se nulla fosse stato. In quei verbali il lockdown generalizzato veniva sconsigliato. Il governo agì diversamente. Il premier Conte deve passare dalla prova del voto d’aula su quelle che per l’opposizione sono state mancanze gravissime. E non c’è solo la questione dei verbali. C’è anche il fatto che dalla dichiarazione dello stato d’emergenza – 31 gennaio – alla misura estrema di dichiarare l’intera Italia zona rossa nulla è stato fatto. Il centrodestra vuole il redde rationem pubblico.
Mentre Salvini e Giorgia Meloni fanno a gara nell’alzare i toni dello scontro, Forza Italia chiede che il presidente del Consiglio venga in Parlamento a spiegare le decisioni dei cruciali primi mesi prese, sottolinea la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini, «senza coinvolgere le Camere e le opposizioni». E Maurizio Gasparri vuole sapere quali iniziative prenderà la Procura di Bergamo sul caso.
Se davvero gli alleati volessero spingersi fino alla mozione di sfiducia, gli azzurri sarebbero al loro fianco ma per ora nessuno scalpita per arrivare allo scontro. Il centrodestra, in ogni caso, rimarrà unito e non potrebbe essere diversamente con le elezioni regionali alle porte e le liste da presentare entro il 20 agosto.
Ma per ora quella della mozione di sfiducia è solo un’ipotesi, che semmai potrebbe concretizzarsi alla riapertura delle Camere. Si sta valutando se un passo del genere possa, al contrario delle intenzioni, rafforzare il premier. E questo considerato che sarebbe difficile trovare una sponda in Italia viva, aggrappata com’è alla sopravvivenza della maggioranza.
Settembre, comunque, sarà il mese in cui le opposizioni metteranno sotto processo Conte per i suoi errori, chiedendogli di rispondere a tutte le domande rimaste senza risposta sulla chiusura delle zone rosse e poi dell’intero Paese, partendo appunto dai verbali tenuti nascosti finora e da quelli di cui e nota solo una sintesi, che riguardano la delicata decisione sulle zone di Alzano Lombardo e Nembro nella bergamasca. Ai primi del mese il capo del governo giallorosso riferirà in Senato sul nuovo Dpcm e il centrodestra vuol chiedere conto delle scelte fatte in piena emergenza sanitaria, convinto che questo possa essere il vero punto vulnerabile della maggioranza. È chiaro che Conte abbia accentrato i poteri nelle sue mani, terrorizzando per mesi gli italiani e dando, con il lockdown, un colpo durissimo alla nostra economia da tempo in sofferenza.
I numeri sono comunque dalla parte della maggioranza giallorossa, né si può sperare che Matteo Renzi si sfili dalla compagine governativa eppure il centrodestra ci proverà lo stesso. Devono essere chiare davanti agli italiani le responsabilità di Conte e dev’essere palese all’opinione pubblica che – purtroppo – non c’è stato alcun ‘modello italiano’. Parlano chiaro da un lato i numeri delle vittime, e dall’altro il tracollo economico in corso.