“Basta chiamare questi palazzi i palazzi del potere, sono invece i Palazzi della sovranità popolare”. Con questo commento il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, ha ricordato le vittime del terrorismo. “Dobbiamo trarre una lezione dal passato: l’Italia, ha aggiunto Napolitano, ha superato non solo momenti di tensione ma periodi tragici che l’hanno esposta a rischi estremi. Se abbiamo superato quei momenti, sapremo superare le prove che abbiamo davanti”.
Grasso: “Il ricordo non basta”. “Il ricordo non basta, bisogna accompagnarlo alla volontà esplicita di conoscere tutte le verità”. E’ quanto ha affermato a Palazzo Madama il presidente del Senato Pietro Grasso, secondo cui l’impegno dello Stato, ad anni di distanza, deve concretizzarsi nel far completa luce sulle stragi. “Abbiamo il dovere di farlo – aggiunge Grasso – per alcuni irrinunciabili motivi: per dare giustizia alle famiglie che hanno subito la perdita dei propri cari; per affermare che lo Stato è stretto attorno a loro non solo nel più sentito cordoglio, ma anche nella ricerca della verità; per rendere consapevoli i nostri giovani che con lo spirito di unità, con il senso dello Stato, si vince sempre”. “La stagione terroristica in Italia – ricorda Grasso – inizia con la strage di piazza Fontana: era il 12 dicembre del 1969. Lo sgomento di quei giorni è intatto nella nostra memoria. Da quel momento una lunga teoria di attentati insanguinò le strade e le piazze del nostro Paese, lacerandone l’identità culturale. Un coacervo di forze che in quegli anni aveva come scopo la destabilizzazione e l’eversione”.
“Io, quale rappresentante delle istituzioni, mi sento oggi responsabile di un sistema giudiziario che non seppe trovare in tempo quelle verità che avrebbero reso giustizia. La verità oggi è nota e gli assassini sono rei confessi. Mai più succeda che la giustizia sia negata”, ha affermato Grasso.
“La scelta della data per il Giorno della memoria è caduta sull’anniversario dell’assassinio di Aldo Moro perché quella decisione spietata, che portò dopo 54 giorni di prigionia all’uccisione del Presidente della Democrazia Cristiana, ha rappresentato un momento di condivisa presa di coscienza da parte dello Stato. Quello Stato che, purtroppo, solo allora, capì che la reazione non poteva più tardare”. Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, parlando in aula alla presenza del presidente della Repubblica in occasione della ‘giornata della memoria’che ricorda le vittime del terrorismo. “Le Brigate rosse avevano colpito il perno del sistema politico e istituzionale su cui poggiava la democrazia. Moro divenne la vittima simbolo di un sistema, fu la tragedia non solo della perdita di un alto rappresentante delle Istituzioni ma di tutto il Paese”, ha aggiunto Grasso.
“Quando i miei genitori mi portarono in via Fani, avevo 12 anni e vedere 5 servitori dello Stato che persero la il presidente della Dc rapito e poi assassinato ha voluto dire capire quanto al politica è alta se è di servizio”. Lo ha detto il premier Enrico Letta all’assemblea di Rete Imprese.