La presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, durante una conferenza stampa sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che e' all'esame delle Camere, Roma, 31 marzo 2021. ANSA/ETTORE FERRARI

Von der Leyen e Orban: “ L’Ungheria discrimina gli Lgbt”. Ue blocca 7,2 miliardi di fondi

“Fonti della Commissione Ue fanno sapere che Bruxelles si appresterebbe a bloccare l’approvazione del Recovery Plan dell’Ungheria“, informa  Giorgia Meloni che denuncia l’ennesimo, “inaccettabile ricatto politico contro il legittimo governo di una nazione sovrana. Colpevole di voler difendere le proprie prerogative previste peraltro dai trattati vigenti”.

«I capi di stato e di governo hanno condotto una discussione molto personale ed emotiva sulla legge ungherese, praticamente l’omosessualità viene posta a livello della pornografia, e questa legge non serve alla protezione dei bambini, è un pretesto per discriminare. Questa legge è vergognosa», così la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen al dibattito in plenaria al parlamento europeo sulle conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo.

La presidente della Commissione ha poi detto che «se l’Ungheria non aggiusterà il tiro la Commissione userà i poteri ad essa conferiti in qualità di garante dei trattati, dobbiamo dirlo chiaramente noi ricorriamo a questi poteri a prescindere dallo stato membro».

Il commissario all’economia Paolo Gentiloni ha quindi spiegato che la Commissione Ue sta valutando il Pnrr dell’Ungheria soprattutto sul rispetto delle raccomandazioni Ue 2019-2020, tra cui rispetto dello stato di diritto, corruzione, indipendenza dei giudici: «Quello che stiamo valutando in particolare per l’Ungheria è il meccanismo di audit, il trattamento equo e non discriminatorio dei beneficiari dei fondi, e le sfide delle raccomandazioni Ue sullo stato di diritto come corruzione, indipendenza della magistratura, aumento della concorrenza. Lavoriamo per chiudere la discussione al più presto ma rispettando le regole».

«Non possiamo restare a guardare quando ci sono regioni che si dichiarano libere dagli Lgbt. Non lasceremo mai che parte della nostra società sia stigmatizzata a causa di quello che si pensa, dell’etnia, delle opinioni politiche o credi religiosi. Non dimentichiamo che quando difendiamo parti della nostra società noi difendiamo la libertà di tutta la nostra società».

L’Ue sarebbe  pronta a bloccare il suo Recovery plan, tenendo in stand by i sette miliardi che chiede, probabilmente in attesa di un’apertura del governo sui diversi fronti di scontro aperti con la Ue. Bruxelles deve esprimersi sul Pnrr ungherese entro lunedì 12 luglio. Il caso era già stato sollevato dal presidente del gruppo di Renew Europe al Parlamento europeo, Dacian Ciolos, che in un lettera inviata alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen chiedeva di «non dare il via libera al piano» per il Recovery «di Orban», congelando i 7 miliardi destinati a Budapest, fino a quando non siano state soddisfatte una serie di condizioni come l’accesso all’elenco dei beneficiari finali del denaro del Pnrr all’ufficio antifrode Ue (Olaf). Ciolos sottolineava come «la corruzione nell’Ungheria di Viktor Orban è endemica e sistemica», un problema sollevato più volte dalla stessa Commissione europea.

Giorgia Meloni  punta i riflettori contro la vergognosa rappresaglia dell’Europa nei confronti dell’Ungheria di Viktor Orban. Il vero totalitarismo. Che colpisce chi non la pensa come vorrebbero. “Si riempiono la bocca di Stato di diritto – incalza la Meloni – ma poi violano trattati e regolamenti pur di colpire Orban. E lo chiamano europeismo”.

Orban  non merita i sussidi del Recovery Plan.  Il premier ungherese da settimane è vittima di una vera e propria caccia alle streghe da parte dell’esercito europeo del politicamente corretto.  Il governo di Budapest è finito al centro delle polemiche per l’approvazione di una legge concepita per proteggere i minori, ma accusata da 17 Governi Ue e dalla Commissione per presunti  contenuti discriminatori nei confronti delle persone Lgbt.

Già lo scorso 27 giugno la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen aveva ricevuto pressioni per bocciare il piano ungherese, per presunte carenze di trasparenza.

 FdI ha presentato la mozione che ‘impegna il governo ad andare in Europa per chiedere che la Ue condanni apertamente gli Stati che prevedono nei loro ordinamenti il reato di omosessualità e non stringa con loro accordi di cooperazione culturale». Sono ben 69 le Nazioni che, spesso in virtù dell’applicazione della legge coranica, prevedono pene variabili da un anno fino all’ergastolo e alla pena capitale. Vedremo in Parlamento come si esprimeranno i cosiddetti “paladini dei diritti Lgbt”, che oggi chiedono di censurare le leggi approvate da Stati sovrani solo perché governati da governi a loro lontani ma che finora sono rimasti in silenzio quando si parla di difendere gli omosessuali in queste Nazioni. Basta ipocrisia’,  ha commentato  Giorgia Meloni.

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