L’Italia detiene, tra i tanti, due record spesso ignorati: il vulcano più inquinante del mondo, l’Etna (che da solo produce circa il 10% delle emissioni di gas serra da attività vulcanica) e il batterio più veloce in assoluto a trasformare anidride carbonica in bio massa, direttamente dall’isola di Vulcano. La spedizione ‘CARBON 1’ ha portato l’azienda americana ‘Seed Health’ (nota per lo sviluppo di probiotici) alla scoperta di un nuovo alleato nella lotta ai cambiamenti climatici e nella progettazione di prodotti naturali utili al benessere delle persone. Si tratta di un cianobatterio, appartenente, quindi, ad un’antica classe di esseri viventi in grado di vivere in condizioni atmosferiche prive di ossigeno. Anche noti come ‘alghe azzurre’ o ‘alghe verdi-azzurre’, i cianobatteri sono considerati i primi organismi ad aver prodotto ossigeno quando la terra appariva come un insieme di vulcani in continuo fermento.
Non sorprende, allora, averli trovati nei pressi di una zona vulcanica, dove l’acqua è ricca di anidride carbonica: hanno creato l’atmosfera così come la conosciamo, e ora si preoccupano di salvarla. “Il progetto sfrutta l’evoluzione microbiotica di 3,6 bilioni di anni” dichiara il Dr. Tierney della Harvard Medical School, la prima ad aver isolato velocemente il microbo per confrontarlo con altri cianobatteri mangia anidride carbonica scoperti in precedenza. Non solo è il più veloce a terminare il processo fotosintetico, ma si distingue dagli altri per la capacità di ‘nuotare’ in profondità alla ricerca di altro gas.
L’entusiasmo è sicuramente tanto, ma il Dr. Tierney tiene a precisare: “Non esiste una soluzione unica per tutti i problemi, quando si tratta di cambiamento climatico. In alcune condizioni, gli alberi saranno più efficienti dei microbi. Ma in altre potrebbe essere conveniente formare delle pozze di microbi, sott’acqua, affinché possano lavorare l’anidride carbonica”. Se non è ancora possibile emanciparsi dal consumo di combustibili fossili, allora è necessario un metodo efficace di assorbimento dei gas serra, possibilmente naturale. Ma ancora più interessante dell’assorbimento e il prodotto di scarto del processo: le biomasse.
Dalla combustione delle biomasse si può ricavare energia in modo sostenibile: solo il 5,4% dell’energia prodotta in Italia viene da impianti a biogas e biomasse. Le centrali a carbone coprono più del doppio della produzione. La discussione si sposta inevitabilmente sul livello dell’ingegneria e della produzione energetica. Alcune aziende in giro per il mondo (la ‘CyanoCapture’, ad esempio, sfrutta il batterio ‘Synechoccus’ per produrre energia) già si occupano di biocarburanti da scarto fotosintetico; l’Italia giocherebbe in casa. Non si può far altro che sperare nel conseguimento di un terzo record, tutto italiano, per la produzione di energia sostenibile.
di Alice Franceschi