NUOVE POLITICHE DI WELFARE E CONTRATTAZIONE COLLETTIVA FESTIVAL DELL'ECONOMIA TRENTO 24 MAGGIO 2024 FOTO PAOLO PEDROTTI

Welfare e contrattazione collettiva tra demografia e cambiamento

Nuove politiche di welfare e contrattazione collettiva” al centro del panel a palazzo Geremia organizzato dall’Associazione pubblici esercizi in occasione del Festival dell’Economia. Moderato da Sebastiano Barisoni, il panel ha messo al centro il futuro delle politiche di contrattazione collettiva e il mercato del lavoro al bivio di vecchie e nuove tendenze. Hanno partecipato Luigi Abete, Presidente, Associazione Imprese Culturali e Creative, Valentina Cardinali, ricercatrice Inapp, Elisabetta Colacchia, Direttore People & Organization, Enel, Ilaria Maria Dalla Riva, Presidente Casl Comitato per gli Affari Sindacali e del Lavoro, Lino Enrico Stoppani, Presidente Fipe Confcommercio e Michele Tiraboschi, Università di Modena e Reggio Emilia.

«Siamo di fronte ad un cambio culturale – ha detto Elisabetta Colicchia – e abbiamo affrontato il mismatching domanda/offerta andando a ricercare già i ragazzi nei percorsi formativi scolastici. Senz’altro il welfare è cambiato da una natura più contrattualistica ad un welfare orientato all’inclusività: è un elemento di competitività in tutta la vita aziendale, sia nell’acquisizione di lavoratori che nella retemption e nell’accompagnamento verso la quiescenza. La componente del welfare è una parte importante anche rispetto alla parte salariale, seppur in maniera diversa per le varie figure e competenze lavorative».

«Come nell’economia – ha spiegato Ilaria Maria dalla Riva – anche sul tema delle politiche di welfare conta il principio della domanda e dell’offerta. I giovani hanno un mercato aperto e quindi cercano un benessere a 360*, anche se il sostegno al reddito è comunque la prima componente ricercata anche dai nuovi lavoratori più giovani. Il rinnovamento del contratto del settore bancario è stato condotto a partire da una rilevazione dei bisogni. Sono emersi temi nuovi come la riduzione dell’orario. Un altro aspetto fondamentale è quello della formazione, intesa come riqualificazione continua ad ogni fase lavorativa».

«Lo stato italiano deve recepire – spiega Valentina Cardinali- una direttiva europea sulla trasparenza salariale, dove andranno esplicitati tutti i livelli accessori della retribuzione, ovvero tutti i livelli di welfare aziendali. La questione del welfare è un invito alle parti sociali su una tipologizzazione, cioè un sistema per rendere organici e meglio intelligibili tutte le misure di politiche salariali e lavorative».

«C’è una buona parte dei lavoratori – ha commentato Luigi Abete – che non ha nessuna integrazione salariale costituita dal welfare. Più il lavoro diventa immateriale più la componente legata al welfare esce dal dibattito: i paesi moderni hanno un problema strutturale che non riescono a risolvere il dualismo tra lavoratori posti in alto e quindi ipertutelati e chi invece non è né rappresentato ed è sottopagato».

«Il tema dei dualismi in Italia – ha detto Michele Tiraboschi – è notevole: tra nord e sud, tra uomini e donne, con gli “invisibili”, cioè i disabili. Ma lo strumento per cercare di equilibrare anche le nuove forme di welfare che il mercato richiede è la contrattazione collettiva, che c’è ancora ed è forte: è uno strumento che serve anche per mettere a regime un discorso di produttività, che in questo momento rischia di diventare minoritario rispetto al tema della capacità di reperimento di lavoratori. Senz’altro serve un nuovo protagonismo degli attori della contrattazione collettiva».

«Il mondo del pubblico esercizio – ha chiosato Enrico Lino Stoppani –  è il terzo contratto collettivo nazionale del lavoro più applicato in Italia, il primo quello del commercio, secondo i metalmeccanici, il terzo è il mondo dei pubblici esercizi. Oggi sono usciti tre aspetti del mondo del lavoro molto importanti ovvero che si tratta di una questione politica, sociale,  culturale e politica. Senz’altro c’è un tema economico ma si aggiungono a questo anche aspetti legati alla demografia, e quindi agli incentivi alla natalità, ma anche all’immigrazione, che va regolata e inserita nel mondo del mercato del lavoro; è anche una questione culturale, perché è cambiata radicalmente la cultura del lavoro da parte delle nuove generazioni. È in atto anche una profonda trasformazione da parte dei pubblici esercizi che si trovano a metà di una grande transizione tra il modello classico di gestione e una nuova concezione di fare impresa di ristorazione e di pubblico esercizio».

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