L’attesa è terminata, dopo 74 anni la Gran Bretagna torna protagonista a Wimbledon: merito di Andy Murray che rompe l’incantesimo e domenica sfiderà Roger Federer, all’inseguimento del settimo sigillo sui prati londinesi. Più sollevato che felice – al termine della vittoria contro il francese Jo-Wilfried Tsonga (6-3, 6-4, 3-6, 7-5) – Murray eguaglia dunque l’impresa di Bunny Austin (1938), ultimo tennista di passaporto britannico a raggiungere la finale dei Championships. Contro Novak Djokovic, superato in un’ora e 20′ (6-3, 3-6, 6-4, 6-3), Federer, invece, ha stabilito l’ennesimo primato, raggiungendo l’ottava finale all’All England Club. Bisogna risalire agli albori del tennis per trovare due giocatori – Williams Renshaw (1890) e Arthur Gore (1912) – capaci di conquistare otto finali sui prati londinesi. Un altro tennis. Mentre salgono a 24 le finali in carriera di Federer in tornei dello Slam, con un bilancio provvisorio di 16 vittorie e sette sconfitte.
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