Non c’è bisogno nemmeno lontanamente di Washington per intraprendere la via della pace. Chiaro e scevro da qualsivoglia equivoco, il messaggio del capo della diplomazia cinese, Wangy, che ha messo allo stesso tavolo il Ministro Saudita Musaad Bin Mohammed Al Di diban e il capo della sicurezza nazionale iraniana Ali ShamKhani. L’accordo statuito tra i tre stabilisce che l’Arabia Saudita e l’Iran riprendano le loro relazioni diplomatiche interrotte sette anni or sono. Nei prossimi mesi saranno definiti i dettagli degli accordi, il tutto, ovviamente, con la benedizione del Capo supremo del partito comunista cinese, Xi Jinping, che già nei mesi scorsi aveva incontrato a Riad il re saudita Salman e il leader Mohammed bin Salman, mentre lo scorso febbraio ha ricevuto a Pechino, Ebraim Raisi, Presidente dell’Iran. La Cina assume il ruolo di grande mediatore in Medio Oriente e aggiunge ai suoi già consolidati interessi economici, anche quelli diplomatici. D’altra parte gli Stati Uniti, dopo anni si vedono togliere dalle mani il ruolo unico di mediare in quella regione del mondo. Le tensioni tra Arabia Saudita e Iran sono molteplici: religiose, i primi sono sunniti, i secondi sciiti; militari per il timore di Riad che presto l’Iran possa portare a termine il suo programma nucleare. Le relazioni tra i due paesi si erano interrotte nel 2016, dopo la condanna a morte in Arabia Saudita di un cittadino iraniano, che aveva scatenato rivolte e un tentativo di assalto all’Ambasciata saudita a Theran. Per Xi Jinping la nuova veste di mediatore di pace costituisce un colpo di diplomazia di primissimo ordine. La Cina è pronta a sfidare il potere degli Usa proprio in quei territori che fino a qualche anno fa erano una riserva esclusiva della Casa Bianca. Ciò non è accaduto per caso, perché all’indiscussa abilità strategica e diplomatica del Presidente cinese, si contrappone una politica Usa confusionaria e contraddittoria e a tratti ambigua nei confronti dei sauditi e dell’Iran. Nei confronti di quest’ultimo non ha assunto una posizione netta e chiara circa lo sviluppo del programma nucleare e ha quasi mostrato indifferenza rispetto al grido di protesta delle donne iraniane. L’Arabia Saudita dal canto suo, ha sapientemente giocato sulla rivalità tra Usa e Cina ed oggi ha consolidato il suo potere di interlocuzione con Biden, al quale potrà chiedere maggiori concessioni in cambio di un allargamento a quattro dell’asse. L’Iran con la mediazione cinese cercherà di uscire dall’isolamento internazionale in cui è confinato, migliorando la sua situazione economica interna. Appare ormai chiaro a tutti che Europa e Stati Uniti dovrebbero preoccuparsi seriamente. Si va delineando uno scenario internazionale che vede l’affermarsi di governi autocratici e dispotici che tenteranno di egemonizzare l’economia internazionale, in Europa, Medio Oriente e continente asiatico con qualche simpatia di qualche Paese latino-americano. L’obiettivo è quello di piegare il diritto internazionale ai loro metodi di governo, comprimendo sempre di più i diritti fondamentali dei popoli.
Andrea Viscardi