Lunedì prossimo, 30 luglio, lo Zimbabwe va alle urne in un clima di forte tensione, dovuto anche al fatto che si tratta delle prime elezioni dopo la dimissioni dell’ex uomo forte Robert Mugabe, rimasto ininterrottamente al potere per 37 anni. Il paese africano affronta una pesante crisi economica, che è stata attribuita alla decisione di Mugabe, quasi venti anni fa, di confiscare le fattorie appartenenti ai bianchi, come misura riparatrice dal colonialismo britannico. L’attuale presidente Emmerson Mnangagwa, già vice di Mugabe, ha assicurato che la riforma agraria è irreversibile, ma di fatto a molti produttori agricoli bianchi è stato permesso di ritornare. Il suo principale sfidante, Nelson Chamisa, invece, ha detto più chiaramente che ai contadini bianchi possono essere dati terreni disponibili, ma senza invertire il percorso della riforma agraria. Il partito di Chamisa, inoltre, ha denunciato possibili brogli, sostenendo che la commissione elettorale lavora nell’interessa di Mnangagwa.
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