Per Luigi Di Maio e lo stato maggiore del M5S c’è solo Giuseppe Conte. Il nuovo presidente del consiglio deve essere il vecchio inquilino di palazzo Chigi. E bisogna dare il via libera ai 10 punti indicati dopo il prima faccia a faccia con il presidente Mattarella. Altre strade percorribili non sembrano esserci. Per i pentastellati. Zingaretti chiede discontinuità rispetto all’esecutivo gialloverde che passa da un cambio di persone. In primis dal presidente del consiglio: il segretario Dem insiste sul no alla riconferma di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. “Noi pensiamo e continuo a pensare che in un governo di svolta la discontinuità debba essere garantita anche da un cambio di persone. L’Italia non capirebbe un rimpastone del governo che è caduto”. Più chiaro di così non potrebbe essere. Immediata la replica del Movimento. “La soluzione è Conte, il taglio dei parlamentari e la convergenza sugli altri 9 punti posti dal vicepremier Luigi Di Maio. Non si può aspettare altro tempo su delle cose semplicemente di buon senso. E’ assurdo. L’Italia non può aspettare il Pd. Il Paese ha bisogno di correre, non possiamo restare fermi per i dubbi o le strategie di qualcuno”.
Che la strada dell’intesa, nonostante le frasi di circostanza provenienti dai Dem e dal MoVimento, fosse irta di ostacoli e tutta in salita lo si sapeva. Ma nonostante, summit, caminetti e telefonate varie, il muro che divide i due partiti per la nascita di un governo gialloverde sembra che, di ora in ora, diventasse sempre più alto, questo no. C’era l’aria di un possibile accordo che può sempre essere trovato da quì a martedì, ma non su questi presupposti. Le porte del dialogo restano sempre aperte e ci mancherebbe. Bisogna saperle utilizzare. Zingeretti, in una conferenza stampa dal Nazzareno, ribadisce che una soluzione la si può trovare. “Ribadisco una posizione, come ho detto stamattina, anche convinto che su questo si può lavorare e trovare una soluzione, in un confronto reciproco capendoci e interloquendo l’uno con l’altro. Noi faremo di tutto per cercare una soluzione possibile che, non nego, a questo punto non si è determinata”. Perché non serve ‘un rimpastone’. Tutto si gioca sui nomi. E su tutti su quello che sarà il prossimo, eventuale, presidente del consiglio. Per uscire dall’empasse il Pd, anche nel tentativo di mettere in difficoltà i 5Stelle, avevano lanciato il nome di Roberto Fico. Sono bastate poche ore per far dire no all’attuale presidente della Camera. “Roberto Fico ricopre l’incarico di presidente della Camera dei Deputati e intende responsabilmente dare continuità al suo ruolo”. Lo hanno reso noto fonti interne a Montecitorio, di fatto sfilando il grillino dalla possibilità, presentata dal Pd, di diventare premier. Che ci sia uno stallo sulle trattative viene confermato anche vicesegretario vicario del Pd, Andrea Orlando. “Sono tre giorni che aspettiamo di parlare dei problemi del Paese mentre i 5 stelle parlano solo di poltrone. Noi siamo qui da ieri a parlare di contenuti”. E’ una questione di nomi ma riguarda tutti e due parti dell’eventuale governo giallorosso. Martedì è vicino e Sergio Mattarella non vorrà più assistere ad un teatrino che sta andando in scena in queste ore. Forse la via maestra resta solo, a questo punto, solo il voto anche se la trattativa continua.